Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 26 maggio 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Definiti 30 sub-tipi neuronici che legano l’architettura del corno dorsale al tipo trascrizionale. Martin Haring e colleghi, usando il sequenziamento RNA per singola cellula, hanno realizzato un atlante dettagliato del midollo spinale somatosensoriale, rilevando che i tipi neuronici così identificati compongono degli strati ben definiti nel corno dorsale. In particolare, hanno identificato 15 sub-tipi molecolari di neuroni eccitatori e 15 di neuroni inibitori. Validando in vivo lo schema di classificazione desunto e confrontando i tipi cellulari all’anatomia del corno dorsale mediante la trascrittomica spaziale, i ricercatori hanno definito la quantità di ciascun tipo cellulare per ogni lamina della materia grigia posteriore del midollo spinale. I tipi neuronici, quando combinati, definiscono un’organizzazione multilaminare con neuroni simili nello stesso strato. Impiegando il loro schema di classificazione, Haring e colleghi hanno scoperto che gli stimoli caldi e freddi attivano insiemi definiti e ben identificabili di cellule, che contengono sia neuroni eccitatori che inibitori. Riteniamo che questo studio rappresenti un importante contributo alla comprensione delle basi morfologiche dell’elaborazione sensoriale nel midollo spinale. [Martin Haring, et al. Nature Neuroscience AOP – doi: 10.1038/s41593-018-0141-1, 2018].

 

Inibizione del complemento come nuova terapia dell’ictus ischemico. L’attivazione del complemento da danno ischemico, che inizialmente promuove la riparazione del tessuto, protraendosi nel tempo diventa lesiva e contribuisce alla patogenesi degli esiti clinici dell’ictus. Alawieh e colleghi hanno verificato in un modello murino che la specifica inibizione locale del complemento riduce necrosi e infiammazione nel focolaio ischemico, promuovendo il recupero funzionale. L’effetto terapeutico è stato ottenuto legando a un inibitore del complemento un anticorpo che riconosce specificamente i nuovi epitopi antigenici espressi localmente e temporaneamente nel focolaio infartuale. L’efficacia dimostrata in questa sperimentazione suggerisce la prosecuzione del lavoro per ottenere un nuovo strumento per trattare l’ictus ischemico. [Ali Alawieh et al. Science Translational Medicine 10 (441): eaao 6459, May 16, 2008].

 

Cosa sono i meccanismi a checkpoint immunitario della microglia? Sono vie di segnalazione che limitano la risposta immunitaria e promuovono le attività omeostatiche della microglia nel corso della vita, ma possono interferire con i processi di riparazione in condizioni patologiche. Infatti, nelle malattie croniche e nell’invecchiamento, quando è richiesta una considerevole risposta immunitaria, tali meccanismi di checkpoint possono ridurre la capacità protettiva della microglia. [Nature Neuroscience AOP – doi: 10.1038/s41593-018-0145-x, 2018].

 

Cosa rende attraente un uomo agli occhi di una donna? È l’esistenza di un esteso spettro di gusti e di ragioni che caratterizza la realtà umana e la distingue radicalmente da quella animale, in cui l’attrattiva è largamente stereotipa e specie-specifica. Capelli biondi e occhi azzurri affascinano una donna, tanto quanto riccioli neri e sguardo intenso ne affascinano un’altra; ma la differenza maggiore la fa l’influenza culturale non solo negli stereotipi di bellezza, ma anche in quelli di valore assoluto. Ad esempio, in alcuni periodi storici, in cui varie forme di cultura attiva, come la partecipazione ai movimenti delle avanguardie filosofiche, letterarie e artistiche o la militanza politica hanno avuto il sopravvento sulla spontaneità istintiva, è spesso prevalsa la scelta del partner basata su valori connessi con quelle esperienze. In quei periodi, molte donne privilegiavano i tratti morali e di personalità che rendevano un uomo prossimo al loro ideale, considerando l’aspetto fisico solo in via subordinata.

Una parte importante della ricerca psico-antropologica e biologica continua tuttavia a focalizzare l’attenzione sui criteri di scelta basati sull’aspetto fisico, perché questi sono interpretabili secondo il collaudato paradigma evoluzionistico. In particolare, si sostiene che alcune preferenze giustificate su base estetica nascondano in realtà un’associazione con caratteri associati a una maggiore sopravvivenza o a una maggiore capacità riproduttiva. Alcuni studi hanno rilevato, ad esempio, che le donne preferiscono gli uomini con arti inferiori che siano lunghi all’incirca metà dell’altezza: arti inferiori più brevi sono associati con il diabete di tipo 2.

Un nuovo studio, in pre-pubblicazione su Royal Society Open Science, ha impiegato 9000 uomini appartenenti alle forze armate statunitensi, riprodotti in immagini che sono state manipolate al computer, ad esempio allungando o accorciando le braccia. Anche la proporzione fra braccio ed avambraccio, per l’arto superiore, e fra gamba e coscia, per l’arto inferiore, è stata collegata da alcuni studi a probabilità di malattia; pertanto, sono state generate migliaia di variazioni delle proporzioni reciproche di tali segmenti e sono state sottoposte al giudizio di oltre 800 donne eterosessuali. L’esito dello studio ha confermato la preferenza da parte del campione femminile per gli uomini con arti inferiori di circa metà dell’altezza, ma non ha rilevato alcuna preferenza basata sulle differenze nei rapporti reciproci fra segmenti degli arti. [Cfr. Thomas M. M. Versluys., et al. Royal Society Open Science – AOP doi: 10.1098/rsos.171790, May, 16, 2018].

 

“Belle sono le cose che si vedono, più belle quelle che si conoscono, bellissime quelle che si ignorano”. Con questo celebre aforisma di Niccolò Stenone è stato introdotto il secondo incontro della nostra Società per ricordare la sua opera e discuterne gli aspetti ancora attuali. Nella notula dello scorso sabato (v.) si sono menzionati Discours sur l’anatomie du cerveau (1669) e Elementorum myologiae specimen seu musculi descriptio geometrica (1667), a proposito del quale si è ricordata l’importante appendice, i cui contenuti sono stati commentati nell’incontro di questa settimana: Canis carchariae dissectum caput, ossia le osservazioni sulla dissezione anatomica di un’enorme testa di squalo. A quel tempo, erano diffusi degli amuleti di consistenza petrosa rinvenuti prevalentemente nell’isola di Malta e da alcuni usati a scopo curativo: le glossopetrae. Stenone dimostrò l’analogia tra i denti dello squalo e le glossopetrae, che non erano altro che i loro fossili, trattenuti nei sedimenti formatisi in migliaia di anni, da quando l’isola era parte del fondale marino.

Da queste osservazioni, il medico danese cominciò a sviluppare interesse per la geologia e la mineralogia, che coltivò nei suoi frequenti viaggi da Firenze a Pisa, Livorno, isola d’Elba, Carrara, Volterra ed Alpi Apuane. Analizzando il territorio toscano, ne apprezzò le stratificazioni ed enunciò il principio della sovrapposizione degli strati. L’esame dettagliato del fenomeno dei “corpi solidi racchiusi in altri solidi”, come aveva rilevato per le conchiglie e le glossopetrae, gli consentì di dedurre i criteri fondamentali per la classificazione dei fossili, esposti con altre interessanti nozioni in De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus (Prodromo a una dissertazione su un solido naturalmente contenuto in un altro solido), che fu pubblicato nel 1669, lo stesso anno del discorso sull’anatomia del cervello. Lo studio dei minerali e dei cristalli gli consentì di enunciare, sia pure in maniera ancora imperfetta, la prima legge della cristallografia, secondo la quale cristalli simili di singoli minerali a parità di temperatura sono circoscritti da facce piane formanti a coppie angoli diedri identici.

Ma l’identità di medico conservò un’importanza notevole nella vita di Niccolò Stenone, e la sua figura di anatomista, che aveva mostrato in pubblico la straordinaria abilità manuale nella dissezione del cervello ed aveva confutato una tesi dell’illustre René Descrtes, era nota presso i ceti colti e le corti di mezza Europa. In particolare, la sua prima formazione a Copenaghen, quale allievo del celebre Thomas Bartholin (italianizzato in Bartolino, 1616-1680), lo scopritore del sistema linfatico umano (1652), gli aveva conferito metodo, tecnica, fiducia nell’indagine morfologica mediante la procedura analitica della dissezione, e una speciale sensibilità nel cogliere la bellezza della morfologia che racchiudeva, al contempo, il segreto della funzione e le ragioni della sua origine.

Nel prossimo incontro si riprenderà dai suoi studi anatomici, inclusa la scoperta del dotto escretore della ghiandola parotide (Dotto di Stenone).

[Per uno sguardo sintetico alla biografia e all’opera di Niccolò Stenone, si veda: Maria Francesca Gallifante, Tra scienza e fede, sempre con “amore di conoscere”, pp. 2-4, in Niccolò Stenone un uomo di scienza alla ricerca di Dio. Edizioni Cooperativa Firenze 2000, Firenze 2008].

 

Notule

BM&L-26 maggio 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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